21 gennaio 2018

Anteprima "Chemical Rush"


*** Prologue ***





Agosto 2016

Cosa si dovrebbe provare quando una persona che ha fatto parte della tua vita per così tanti anni, a cui hai voluto bene, si toglie la vita?

Non lo sapevo. Non ne avevo idea. Non sapevo cosa dovessi provare.

Rabbia? Frustrazione? Delusione? Dolore?

In quel momento, mentre fissavo la bara bianca attorniata da fiori, mi sentii un guscio vuoto, un involucro di quella che ero stata.

Di quelli che eravamo stati.

Avresti potuto salvarlo, pensai. Avresti potuto salvarlo ma non lo hai fatto. Egoista. Ecco quello che sei, una stronza egoista.

Era morto mentre io ero ai Caraibi e mi riempivo lo stomaco di rum e gamberoni alla griglia.

Lui faceva un cappio a una corda e io bevevo.

Lui legava la corda alla trave del soffitto e io mangiavo.

Lui infilava la testa nel cappio e io ridevo.

Lui si lasciava cadere e io non pensavo a lui.

Era morto, morto, morto.

Morto.



Pensai di avere un'accoglienza diversa dalla signora Simpson. Non di certo quello sguardo che avrebbe potuto gelare l'inferno e quelle parole: "Avresti potuto aiutarlo! Dovevi farlo, Miranda, eri sua amica! Sei un'egoista!"

E io ero rimasta zitta, in silenzio, quando avrei potuto risponderle. Dov'era, signora Simpson, mentre suo figlio buttava giù antidepressivi, pasticche fatte di chissà quale merda? Dov'eri mentre ti svuotava l'armadietto dei medicinali e il mobile-bar?

Ma tacqui, non replicai. Non era il momento.

Mi guardai attorno, fissando i presenti: i nostri familiari, ex-compagni del liceo, il preside, il corpo docente, il sindaco, il capo della polizia.

Il parroco pronunciò discorsi triti e ritriti, si capiva che lui non lo conosceva bene. In effetti non ci aveva mai parlato con lui.

Signora Simpson, lo sa che suo figlio è ateo da quando ha quindici anni?

Lo sapeva, eppure non aveva rispettato questo desiderio, quello di avere un funerale laico. Fissai distrattamente la banda comunale. La banda comunale. Che idiozia. Lui non avrebbe voluto questo.

Lui.

Miranda, perché non usi il suo nome? Perché usi un generico “Lui”? Dillo, avanti. Non è difficile, hai pronunciato quel nome tante di quelle volte...

Il parroco cianciò di mali nel mondo, di peccati, di argomenti che non c'entravano nulla con lui.

Spostai lo sguardo, posandolo per pochi istanti sui presenti e arrivai a lei: Dorothea. La stronza vipera puttana per eccellenza. Piangeva, singhiozzando al braccio di suo padre. Stronzo come lei, se non di più.

La cara Dora piangeva, come se le fosse mai importato qualcosa oltre se stessa. Come se lo avesse amato sul serio. Lei non amava nessuno tranne se stessa.

Eh, Dora? Piangi solo perché ci sono le telecamere, vero? Altrimenti non saresti neppure qui.

Sentii il mio ragazzo stringermi la mano con forza e lo guardai. Lui abbozzò un sorriso e io tornai a fissare il vuoto davanti a me. Quando Jason — il nostro manager — mi aveva chiamato, urlandomi di tornare immediatamente a Boston perché era successo un casino, mi ero arrabbiata. Ero incazzata nera perché sarei dovuta tornare a Boston per una qualche stronzata combinata da uno di noi. Ti sbagliavi, Miranda. Credevo fosse un'altra riabilitazione di uno di noi.

E invece la realtà era peggiore di qualsiasi mia idea.

Neanche il tempo di uscire dal Boston-Logan International Airport ed ecco che arrivò un giornalista che mi domandò come avessi preso il suicidio di...

Scossi la testa e continuai a guardarmi attorno, fissando persone che non vedevo da anni.

Ipocriti, pensai, non credevate in noi, ci prendavate sempre in giro, anche quando abbiamo iniziato ad avere successo e ora... inspirai a fondo, reprimendo la rabbia, e ora siete qui, a fare gli amiconi disperati di 'sto cazzo.

Per un istante, un singolo momento incrociai gli occhi di lui, di un'altra delle persone più importati della mia vita. Era lontano da Dorothea, come se la sola vicinanza potesse fargli del male. Lo fissai, guardando il suo profilo, i suoi occhi che fissavano tutto e niente. Il mio ragazzo mi strinse la mano con forza e lo guardai, ma lui aveva smesso di fissarmi, anche se nei suoi occhi lampeggiava una rabbia appena accennata. Dopo tutto questo tempo ti stupisci perché non si sopportano? Sveglia, Miranda, è così da anni e sarà sempre così.

Il funerale proseguì e guardai la bara attorniata da fiori. Lui era quello che non era mai riuscito ad abituarsi al successo, ai concerti uno dietro l'altro, alle ospitate televisive, ai red carpet, alle premiazioni... Era semplice, lui, forse persino troppo, *tu ti sei abituata in fretta alla fama e alla gloria, lui ha faticato, ha cercato di non farsi inghiottire da quella macchina infernale che è lo star-system... ma è affogato lo stesso. E tu, Miranda, non hai fatto nulla per impedire che precipitasse in quel buco nero da cui non è mai risalito.

Ma come potevo aiutarlo se anche io avevo dei problemi? Come? 

Non potevo.

O forse non volevo.


Eravamo nella Hall of Memories, proprio accanto al cimitero, per il rinfresco. C'era troppa gente, troppe persone, troppe fotocamere pronte a immortalare ogni singolo gesto. È un funerale, cazzo, pensai bevendo un sorso di vino bianco, non è un after party dopo una cerimonia di premiazione. 
Tutto ciò mi ricordava un circo a tre piste, troppa gente che non doveva esserci... sì, mia cara Dora, parlo proprio di te, individui che si atteggiavano, che dicevano alla signora Simpson belle parole riguardo al figlio, non lo conoscevate, idioti, pensai, io lo conosco da quindici anni, è uno dei miei migliori amici e ho passato gli ultimi sette anni accanto a lui, praticamente ogni singolo giorno, non voi, idioti.

Mi allontanai ed entrai nell'antibagno e fissai le due file di lavandini di ceramica bianca, contornati da marmo italiano. Volevo uscire, scappare da quel posto, andarmene lontano e sparire.

Mi bloccai quando la porta del bagno degli uomini si aprì e lui ne uscì. Mi fissò, sorpreso.

«Ciao.» mugugnò e si diresse a uno dei lavandini. «Mi dispiace.» disse.

«Grazie.» sospirai, troppo stanca per dire qualcosa di più.

«Era anche mio amico.» replicò lui osservandomi attraverso lo specchio.

«Lo so.» dissi.

«Miranda... possiamo parlare, per favore?» chiese fissandomi direttamente, «Anche uno di questi giorni.»

No, non ci penso proprio.

«Sì.» risposi. «Ti faccio sapere io.» dissi e uscii dal bagno. Fuggire era quello che mi riusciva meglio, quando le cose diventavano troppo, io scappavo.

Ritornai nell'enorme sala e lo stomaco mi si chiuse nel vedere tutta quella gente. Mi aggrappai al braccio del mio fidanzato come se da quel gesto potesse dipendere la mia intera esistenza. Lui mi sorrise e mi posò un braccio sulle spalle, attirandomi a sé, stringendomi come se fossi di sua proprietà. Un attimo dopo capii il perché: il mio vecchio amico era appena uscito dal bagno.

Ci osservò per qualche istante, sorpreso, poi distolse lo sguardo e si allontanò. Solo quando sparì dalla nostra vista il mio ragazzo allentò la stretta. Miranda è così, facci l'abitudine, mi dissi mentre afferravo un bicchiere di vino bianco, quei due non andranno mai d'accordo. Mai, mai e ancora mai.
Non potranno mai essere nella tua vita contemporaneamente. Dovrai scegliere, Miranda.

Ma io non volevo scegliere, volevo solo nascondermi.

***

Erano passati tre giorni dal funerale e io ero fuggita dalla casa dei miei genitori — nel quartiere South Boston — ed ero andata in spiaggia, ben lontana casa. Se qualcun altro avesse provato a chiedermi come stavo o cosa provassi, avrei potuto prenderlo a sberle.

Ma lì, davanti all'oceano, nessuno mi poteva disturbare. Così credevo.

Il mio ragazzo da quasi sei anni, anche se fra alti e bassi, mi raggiunse e si sedette accanto a me. «Sapevo di trovarti qui.» esclamò puntando i suoi occhi nei miei. «Ti ho cercato ovunque.» disse.
Non replicai e tornai a guardare le onde che, placide, si infrangevano sulla riva.

«Miranda...» soffiò lui prendendomi le mani e obbligandomi a guardarlo, «Sposiamoci.» disse.
Lo fissai ed ebbi voglia di dargli una sberla. Come poteva farmi una domanda del genere, in quel momento, dopo quello che era successo? Non risposi e tornai a guardare la spiaggia.

«Miranda...»

Non lo guardai.

«Miranda...»

Ancora nulla.

«Averlo rivisto ti ha fatto male, lo sapevo.» mugugnò, «Miranda,» esclamò dopo un sospiro «rispondimi.» disse.

Mi morsicai le labbra, perché nessuno capisce quando voglio stare sola? Mi state tutti troppo addosso.

«Sei ancora innamorata di lui?» domandò fissandomi, gli occhi socchiusi, che mi guardavano e scrutavano. Smetti di guardarmi così, ti prego. Non posso, non posso, non posso. «Perché è logico che lui non sia solo un amico.» disse. Non risposi.

«Miranda...»

Rimasi zitta.

Lui mi guardò un'ultima volta, sospirò e se e andò.

Non feci nulla, tornai a guardare l'oceano.

Rimasi sola per una manciata di minuti, poi lui mi trovò. Hai un GPS nel reggiseno? pensai, ti trovano tutti.

Respirai a fondo e volli scappare, fuggire, andarmene dove nessuno potesse trovarmi. «Ciao.» soffiai.
«Sapevo di trovarti qui.» disse lui sedendosi accanto a me. «Scappi sempre, Miranda.» commentò con un mezzo sorriso.

«Voglio essere lasciata in pace.» replicai abbracciandomi le ginocchia. «Mi stanno tutti addosso e non ne posso più.»

«Sono preoccupati per te.» sorrise lui, affondò la mano destra nella sabbia e la sollevò, lasciando che i granelli dorati scivolassero dalle sue dita.

«Non devono.» replicai e lo guardai appena. Troppi ricordi, troppe cose, troppo tutto.
«Dobbiamo parlare.» disse lui.

«Non ora.» sospirai. Lasciatemi in pace.

«Quando?»

Lo guardai e sospirai, «Non lo so.»

«Io fra tre settimane parto.» esclamò lui dopo qualche di silenzio

Lo guardai, «Dove vai?» chiesi. Non te ne andare, non andartene, non lasciarmi anche tu.
«Londra.» rispose.

Londra. «Ah.» commentai, «Perché?» chiesi. Non andare via, non andare via.

«Mi hanno chiesto di andare là per collaborare con una nuova boy band.» spiegò. «Scriverò le loro canzoni.»

Annui. «Complimenti.» dissi.

Lui abbozzò un sorriso, «Quando ci vediamo, allora?» domandò.

Non risposi.

«Non hai intenzione di farlo, vero?»

Ancora nulla.

«Non puoi fuggire per sempre.»

Perché mi lasciate tutti?

«Miranda.»

Non dissi nulla.

Se ne andò anche lui.

Voglio andare via.



Presto su Wattpad ed EFP!

Nessun commento:

Posta un commento